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Le piantagioni di Paulownia in Italia ed Europa - Problemi e soluzioni

Sebbene, come visto, l’albero della paulownia sia arrivato in Europa ben oltre un secolo fa, fino a circa 20 anni fa l’utilizzo della pianta è stato limitato a fini ornamentali.

Soltanto verso la fine del secolo scorso, infatti, su iniziativa di alcuni gruppi che, prendendo spunto dal mercato asiatico ed in particolare cinese, hanno iniziato ad importare varietà con caratteristiche adeguate e proporre la coltivazione della paulownia per fini commerciali.

 

In paesi come Spagna, Francia, Italia, ed in seguito Romania, Bulgaria, Moldova, si è pertanto creato un forte interesse a coltivare la paulownia per la produzione di legname e biomassa, viste altresì le aspettative di prospettati altissimi guadagni.

A ben vedere, però, la coltivazione della paulownia in Europa non ha  avuto lo sviluppo adeguato, soprattutto considerando le enormi potenzialità della pianta, ed il fatto che il suo legname ed i prodotti derivati sono notoriamente molto apprezzati e richiesti dagli operatori del settore.

Negli ultimi anni, pertanto, Paulownia Italy ha tentato di capire i motivi che hanno rallentato lo sviluppo della coltivazione, viaggiando in diversi paesi europei al fine di visitare diverse piantagioni e confrontandosi con i diversi operatori.

 

Il quadro che si è rappresentato ci ha quindi aiutati a capire i reali problemi, i motivi degli insuccessi, ed ad elaborare decisioni e strategie mirate ad evitare di commettere gli stessi errori commessi da molti operatori nel corso dell’ultimo ventennio.

 

PRINCIPALI PROBLEMI RISCONTRATI
 

A – MATERIALE GENETICO IMPIEGATO

Quasi sempre, salve rare eccezioni, coloro che hanno iniziato piantagioni di paulownia lo hanno fatto utilizzando materiale genetico o di bassa qualità, oppure affidandosi a piantine che mai in precedenza erano state testate in zone climatiche e terreni analoghi; in pratica si è proceduto sulla base dell’errata convinzione che una varietà o un ibrido di paulownia che garantiva una crescita veloce in zone del mondo distanti migliaia di chilometri, avrebbe dovuto garantire gli stessi risultati anche in Italia o Europa.

Oggi, dopo quasi 20 anni di sperimentazioni, siamo invece in grado di sapere quali sono gli ibridi che in generale meglio si adattano a terreni e climi propri delle zone nelle quali vogliamo piantumare, riducendo notevolmente i margini di errore.

L’utilizzo di materiale genetico inadeguato, inoltre, è stato aggravato dalla scelta sconsiderata di diversi venditori di piantine, i quali, spinti dalla bramosia di realizzare facili e rapidi guadagni, hanno spesso venduto piante moltiplicate da seme ottenuto senza badare alle caratteristiche nonché alla qualità dello stesso (si veda peraltro in questo senso la nostra sezione relativa alle differenze tra la moltiplicazione in vitro e quella da seme).

B – SCELTA DELLE ZONE E DEI TERRENI DOVE PIANTUMARE

Come già visto in altra sezione, nonostante la paulownia si adatti agevolmente a terreni e condizioni climatiche molto differenti tra loro, ciò non significa che al fine di ottimizzare i risultati di una piantagione commerciale, non sia necessario selezionare i terreni e le zone più adatte; molto spesso, invece, non si è posta alcuna attenzione a tali aspetti, e si è piantumato in aree e su terreni poco adatti, con risultati di conseguenza poco soddisfacenti.

Così come da noi ricordato nell’apposita sezione, prima di iniziare una piantagione di paulownia, sarà fondamentale fare attenzione a determinati fattori quali la struttura del suolo, la presenza di falde acquifere o banchi rocciosi nei primi metri di profondità, salinità accentuata, presenza di forti venti ecc…

C – LA SCELTA DEL SESTO DI IMPIANTO E LA GESTIONE DELLE PIANTAGIONI

Uno degli errori più grandi commessi, peraltro ancora oggi molto frequente, è stata la scelta del sesto di impianto errato.

Anche in questo caso, su consiglio dei venditori di piante, ovviamente interessati ad aumentare le vendite ed i loro profitti, quasi sempre gli agricoltori/investitori hanno optato per un sesto di impianto (4x4 metri, con circa 600 piante all’ettaro) che si è rivelato una scelta che spesso ha gravemente compromesso la redditività dell’investimento.

Nella stragrande maggioranza delle piantagioni piantumate con questo sesto, a prescindere dal tipo di ibrido utilizzato, anche nei casi in cui le piante abbiano fatto segnalare tassi di crescita importanti nel corso dei primi 3-4 anni, a partire dal 4-5 anno la crescita si è rallentata fino quasi ad assestarsi sui livelli di crescita di piante da legno “normali”; i ridotti spazi tra le file e tra le piante sulla stessa fila, infatti, limitando la luce a disposizione delle piante, ne rallenta in maniera determinante la crescita, impedendo alle piante di raggiungere il diametro del tronco minimo necessario perché gli alberi acquistino un valore commerciale interessante per le aziende che lavorano il legname.

 

E’ infatti importante sottolineare come il tronco di paulownia sia caratterizzato da un foro, la cui posizione all’interno del tronco non è praticamente mai perfettamente centrale, e che pertanto in quasi tutte le lavorazioni riduce la parte di legno utile aumentandone la parte che viene utilizzata per lavorazioni secondarie, e di conseguenza avente un valore commerciale ridotto; per questa ragione, i tronchi di paulownia, così come sono apprezzati, ricercati e valorizzati se con diametro oltre i 40 cm, se sono inferiori ai 30 centimetri hanno un valore commerciale ridottissimo.

In quasi tutta Europa, nel corso degli ultimi 20 anni, moltissimi tra coloro che hanno piantumato la paulownia con sesto di impianto 4x4 mt, si sono trovati ad avere, salve le piante perimetrali che ricevevano maggior luce, piante con una media di 28-30 cm, in pratica quasi prive di valore commerciale!!!

A conferma di quanto detto, noi stessi, nel corso di una delle nostre visite presso piantagioni all’estero, abbiamo avuto modo di verificare di persona che in queste piantagioni, nelle quali in pratica il tasso di crescita si era fermato, non appena tagliate metà delle piante, e raddoppiati quindi gli spazi tra le stesse, i livelli di crescita sono ritornati  nell’anno successivo quelli iniziali.

 

D – ALTRE QUESTIONI CHE COSTITUISCONO UN LIMITE ALLO SVILUPPO DELLA PAULOWNIA IN ITALIA

Altri elementi che hanno costituito un limite allo sviluppo della paulownia in Italia, sono stati di natura economico-finanziaria e burocratica; se da un lato, infatti, le modalità di coltivazione proposte da coloro che proponevano le piantine erano tali da consentire i primi ritorni economici soltanto al momento del primo taglio degli alberi e della conseguente vendita del legname, dall’altra, in molte regioni, nulla o quasi è stato fatto per inserire la coltivazione della paulownia tra quelle aventi diritto ai contributi PAC o ad altri contributi di coltivazione.

 

LE NOSTRE SOLUZIONI AI PROBLEMI

Le esperienze vissute nonché i dati raccolti nel corso degli ultimi anni, ci hanno quindi aiutato a comprendere i problemi e spinti a cercare soluzioni agli stessi, in modo da rendere la coltivazione della paulownia sempre più interessante e proficua, non soltanto in termini puramente economici, ma altresì ecologici ed ambientali.

La nostra attenzione non si limita pertanto alla ricerca ed allo sviluppo delle migliori piante di paulownia, ma si è cercato altresì di modificare l’approccio ed il rapporto con le persone interessate a coltivarla, con l’obiettivo che non è quello di vendere piantine ma quello di realizzare insieme all’investitore progetti di successo, che arrechino vantaggi a tutti i soggetti coinvolti; in questo senso si cerca di porre maggiori attenzioni a quelle che sono le condizioni nelle quali si vuole iniziare la piantagione, e spesso si consiglia all’investitore di rinunciare all’idea di coltivare la paulownia, al fine di evitare insuccessi ed inutili investimenti.

Per quanto riguarda gli altri problemi, invece, li abbiamo affrontati costruendo una proposta di piantagione chiavi in mano, la quale non si limiti ad offrire alle persone interessate piantine di paulownia, ma che offra concretamente agli investitori diverse opportunità da associare alla piantagione di paulownia stessa.   

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